4 maggio 2001
Informazioni e chiarimenti:
Istat - Servizio statistiche sulle istituzioni pubbliche e private Roma, Via Tuscolana, 1782 - 00173 Barbara Moreschi Tel. +39 06 7297.6456 Margherita Brunetti Tel. +39 06 7297.6457 |
Caratteristiche strutturali Volontari e dipendenti Settori di attività, servizi offerti ed utenti Dimensione economica |
Nell'ambito del censimento delle istituzioni private e delle imprese
nonprofit, l'Istat ha svolto la terza rilevazione sulle organizzazioni
di volontariato iscritte ai registri regionali al 31 dicembre 1999. La
rilevazione è stata realizzata nel corso del 2000 mediante un questionario
postale destinato a raccogliere informazioni sulle caratteristiche strutturali,
le attività svolte e le risorse impiegate dalle organizzazioni.
Essa offre l’opportunità di comparare i nuovi dati con quelli emersi
dalle precedenti rilevazioni. Per rendere omogeneo il confronto è
necessario tenere presente che l’universo delle organizzazioni di volontariato
è caratterizzato da una dinamica demografica molto accentuata.
Rispetto alla prima rilevazione, riferita al 1995, il numero delle unità
iscritte ai registri regionali del volontariato ha segnato un incremento
dell’80%. Le organizzazioni iscritte ai registri regionali erano 8.343
al 31/12/1995, 11.710 al 31/12/1997 e sono 15.071 al 31/12/1999. Sebbene
l’iscrizione ai registri regionali di nuove organizzazioni sia stata accompagnata
dalla cessazione, temporanea o definitiva, dell’attività da parte
di altre, il flusso in entrata è di gran lunga superiore a quello
in uscita: per ogni organizzazione che ha cessato la sua attività
se ne sono iscritte circa 10.
Il costante aumento del numero di unità iscritte ai registri
del volontariato conferma quanto osservato nella precedente rilevazione
in merito alla crescente propensione delle organizzazioni, anche di recente
costituzione, ad istituzionalizzare la loro azione.
I dati mostrano che durante la seconda metà degli anni novanta
vi è stato un notevole aumento delle organizzazioni iscritte ai
registri regionali, dovuto non soltanto all’iscrizione di organizzazioni
preesistenti, ma anche alla costituzione di nuovi soggetti. Inoltre, i
dati dimostrano che nel periodo considerato vi è stato un processo
di diffusione territoriale delle organizzazioni, a seguito del quale è
mutata in misura significativa, seppure non ampia, la distribuzione territoriale
delle organizzazioni, la quale, tuttavia, rimane caratterizzata da una
pronunciata concentrazione in alcune regioni settentrionali e centrali.
Il maggior numero di organizzazioni è localizzato nelle regioni dell’Italia settentrionale (circa il 60%). Per il Nord-Ovest e il Nord-Est si osservano, rispetto ai dati degli anni precedenti, variazioni di entità limitata, ma di segno opposto che nell'insieme si compensano. In termini di quote percentuali, il Nord-Ovest mostra una lieve tendenza alla diminuzione del proprio peso relativo: infatti, le organizzazioni di quest’area rappresentavano il 32,7% nel 1995, il 28,6% nel 1997 e sono il 29,4% nel 1999. Una tendenza opposta si registra nel Nord-Est dove le organizzazioni erano il 30,3% nel 1995, il 31,3% nel 1997 e si attestano al 32% nel 1999. Nell’Italia centrale la quota delle organizzazioni sul totale nazionale diminuisce dal 22,6% nel 1995 al 20% nel 1999. Nelle regioni meridionali e insulari la quota aumenta in misura assai significativa, passando dal 14,4% al 18,6% del 1999. In questa area geografica si è registrato l’aumento più significativo tra il 1995 e il 1999 (+4,2 punti percentuali).
La distribuzione regionale delle organizzazioni appare ancora più disomogenea di quella riscontrata per area geografica. Le regioni con il maggior numero di organizzazioni sono Lombardia, Toscana ed Emilia-Romagna; quelle con il minor numero Valle d’Aosta e Molise. Tuttavia, nel corso degli anni, si é manifestata una tendenza alla riduzione dei divari territoriali. Nel 1995, ad esempio, le prime tre regioni raccoglievano il 48,5% delle organizzazioni, mentre nel 1997 la quota corrispondente è scesa al 41,4% e nel 1999 si è attestata al 40,1%. Analogamente, ma in direzione opposta, nelle due regioni in cui la numerosità di organizzazioni è più bassa, la somma delle quote relative era pari a 0,7% nel 1995, mentre è salita all’1% nelle ultime due rilevazioni.
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14,4
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2.084
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17,8
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2.796
|
18,6
|
Riguardo alla distribuzione delle organizzazioni per periodo di costituzione, si registra la diminuzione delle quote relative alle organizzazioni più anziane insieme ad un consistente incremento della quota di quelle più giovani, nate tra il 1996 e il 1999. In particolare, i dati indicano che la costituzione di nuove organizzazioni ha avuto un notevole incremento nel periodo 1991-1995, durante il quale si è costituito circa il 26% delle organizzazioni iscritte ai registri regionali alla fine del 1999 e che tale processo è continuato con pari intensità nel periodo successivo, durante il quale si è costituita un’ulteriore quota del 21,9%. Il processo di istituzionalizzazione ha continuato ad interessare in misura maggiore unità che si sono costituite in anni precedenti a quello di iscrizione. Cresce, tuttavia, anche il numero di organizzazioni che si iscrivono ai registri subito dopo essersi costituite: dal 25% del 1997 al 38% del 1999.
La terza rilevazione conferma anche la crescita del numero di organizzazioni di piccole dimensioni: più della metà delle organizzazioni opera con meno di 21 volontari. Inoltre, il numero medio di volontari per organizzazione, già diminuito da 58 a 50 unità tra il 1995 e il 1997, si attesta a 45 unità nel 1999. La classe dimensionale con il maggior numero di organizzazioni rimane quella con 11-20 volontari, nella quale si concentra il 27,5% del totale delle organizzazioni. Tale quota rimane sostanzialmente invariato rispetto al 1997 (27,8%), sebbene si riduca rispetto a quella registrata nel 1995 (31,5%). Nel 1999 aumenta ulteriormente la quota di organizzazioni con meno di 11 volontari (dal 18,2% del 1995 al 23,4% del 1999) e, all’opposto, diminuisce quella della classe con più di 60 volontari (dal 19,7% del 1995 al 15,8% del 1999).
Nel 1999 le organizzazioni di volontariato iscritte ai registri regionali
hanno impiegato 8.281 dipendenti e 670.826 volontari. Rispetto al 1997,
in entrambi i casi si registra un aumento in termini assoluti delle risorse
impiegate; tuttavia, per i dipendenti si tratta di un aumento più
che proporzionale (37,4%) a quello delle organizzazioni (28,7%), mentre
per i volontari l’incremento è stato meno che proporzionale (13,5%).
Per i dipendenti le variazioni più consistenti si registrano, con
segno positivo, nelle regioni del Nord-Est (+12,6%) e, con segno negativo,
in quelle del Centro (-8,2%). Complessivamente, il ricorso a lavoratori
dipendenti rimane sempre molto contenuto. Anche se in termini assoluti
si registra un aumento delle organizzazioni con almeno un dipendente (da
1.074 nel 1995 a 1.502 nel 1999), la loro quota relativa diminuisce dal
12,9% nel 1995 al 10% nel 1999.
La distribuzione dei volontari per area geografica risulta del tutto
analoga a quella delle organizzazioni, con una maggiore concentrazione
nelle aree settentrionali rispetto a quelle centro-meridionali (27,9% di
volontari nel Nord-Ovest, 29,8% nel Nord-Est, 24,2% nel Centro e 18,1%
nel Sud e isole). Tuttavia, così come rilevato per le organizzazioni,
l'incremento maggiore si registra nelle regioni meridionali, nelle quali
il numero di volontari è aumentato nel 1999 del 34,4% rispetto al
1997 e raddoppiato rispetto al 1995. Conseguentemente, anche la quota sul
totale nazionale è passata dal 12,5% nel 1995 al 18,1% nel 1999.
Nelle regioni centrali l’incremento percentuale dei volontari è
stato pari a quello medio nazionale, cosicché la quota relativa
si è mantenuta stabile su valori prossimi al 25% del totale nazionale.
Nelle due aree geografiche settentrionali la crescita è stata maggiore
nelle regioni nord-orientali (+32,1% rispetto al 1995) e minore in quelle
nord-occidentali (+26,6%). Ne sono conseguiti alterni mutamenti delle posizioni
relative delle due aree, che hanno condotto nel 1999 le regioni nord-orientali
ad avere una quota di volontari (29,8%) superiore a quella delle regioni
nord-occidentali (27,9%).
Ponendo in relazione il numero di volontari attivi con il numero di
organizzazioni presenti nella medesima area geografica, la tendenza generale
delle organizzazioni ad operare con un numero di volontari sempre più
contenuto risulta particolarmente accentuata nelle regioni settentrionali.
Nelle due aree geografiche del nord, il numero medio di volontari per organizzazione
scende al di sotto della media nazionale; rispetto al 1997, il Nord-Ovest
fa registrare una diminuzione di 15 unità ed il Nord-Est di 4. Nelle
regioni del Centro e del Mezzogiorno, invece, il numero medio di volontari
per organizzazione è sostanzialmente analogo a quello del 1997.
Al Centro tale valore è superiore alla media nazionale, nelle regioni
meridionali e insulari resta ancora inferiore, seppure di poco.
Prospetto 2 – Volontari e numero medio di volontari per organizzazione per regione. Anni 1995-1999 | ||||||
1995
|
1997
|
1999
|
||||
REGIONI |
Numero volontari
|
Numero medio di volontari per organizzazione
|
Numero volontari
|
Numero medio di volontari per organizzazione
|
Numero volontari
|
Numero medio di volontari per organizzazione
|
Piemonte |
31.074
|
45
|
47.604
|
48
|
54.317
|
46
|
Valle d'Aosta |
1.889
|
54
|
1.788
|
39
|
2.028
|
38
|
Lombardia |
94.096
|
56
|
112.624
|
62
|
102.974
|
40
|
Trentino-Alto Adige |
24.500
|
61
|
46.538
|
56
|
64.393
|
48
|
Veneto |
39.357
|
45
|
43.132
|
40
|
41.434
|
33
|
Friuli-Venezia Giulia |
12.713
|
54
|
15.509
|
37
|
18.228
|
33
|
Liguria |
21.092
|
67
|
30.364
|
62
|
27.931
|
47
|
Emilia-Romagna |
74.005
|
73
|
60.797
|
45
|
75.668
|
45
|
Toscana |
84.589
|
63
|
91.597
|
54
|
95.263
|
53
|
Umbria |
5.974
|
35
|
7.514
|
26
|
11.221
|
32
|
Marche |
13.100
|
74
|
13.899
|
41
|
20.063
|
45
|
Lazio |
19.107
|
99
|
29.116
|
100
|
35.639
|
84
|
Abruzzo |
3.266
|
36
|
5.983
|
37
|
7.825
|
39
|
Molise |
1.452
|
61
|
1.979
|
29
|
3.299
|
37
|
Campania |
11.949
|
69
|
18.862
|
46
|
26.808
|
48
|
Puglia |
7.526
|
46
|
9.670
|
34
|
14.662
|
44
|
Basilicata |
3.542
|
63
|
4.614
|
35
|
6.320
|
41
|
Calabria |
8.904
|
48
|
6.873
|
39
|
16.392
|
56
|
Sicilia |
1.857
|
34
|
15.367
|
62
|
16.069
|
44
|
Sardegna |
21.989
|
49
|
27.182
|
45
|
30.292
|
38
|
Italia |
481.981
|
58
|
591.012
|
50
|
670.826
|
45
|
Nord-Ovest |
148.151
|
54
|
192.380
|
57
|
187.250
|
42
|
Nord-Est |
150.575
|
60
|
165.976
|
45
|
199.723
|
41
|
Centro |
122.770
|
65
|
142.126
|
55
|
162.186
|
54
|
Sud e Isole |
60.485
|
50
|
90.530
|
43
|
121.667
|
44
|
Settori di attività, servizi offerti ed utenti
I dati relativi alle frequenze delle organizzazioni per settore di attività si presentano abbastanza simili a quelli emersi dalle due rilevazioni precedenti, nonostante alcuni cambiamenti delle quote relative a sanità, ricreazione e cultura, istruzione, tutela e protezione dei diritti, che dipendono, almeno in parte, dalla nuova classificazione adottata nell’ultima rilevazione. Infatti, in concomitanza con la realizzazione del primo censimento delle istituzioni private e delle imprese nonprofit, si è preferito adottare la classificazione ICNPO (International Classification of NonProfit Organizations), specificatamente dedicata al settore nonprofit, in luogo della precedente derivata dalla NACE REV. 1. La nuova classificazione, essendo costruita con un maggior livello di disaggregazione dei settori, ha permesso a ciascuna organizzazione una migliore selezione delle risposte, ma in alcuni casi ha determinato il mutamento del loro settore di attività. Per consentire il confronto con i risultati delle precedenti rilevazioni, i dati vengono presentati in questa occasione ancora secondo la classificazione per settori adottata nel 1995 e nel 1997. Se si considera la distribuzione delle organizzazioni di volontariato per settore di attività prevalente, definito in base ai volontari impiegati da ciascuna organizzazione, la sanità (36,0%) e l’assistenza sociale (27,1%) si confermano i settori nei quali opera il maggior numero di organizzazioni in via prevalente. Tuttavia, tra il 1995 e il 1999 la quota percentuale di organizzazioni diminuisce di 6,4 punti percentuali nella sanità e 3,4 punti percentuali nell’assistenza sociale. In direzione opposta, invece, si muovono i settori della ricreazione e cultura, protezione dell’ambiente e protezione civile, nei quali le quote percentuali passano, rispettivamente, dall’11,7% al 16,8%, dal 2,2% al 4,2% e dal 6,4% al9%. Per gli altri settori le variazioni negli anni sono molto più limitate: resta costante il peso relativo delle organizzazioni attive in via prevalente nelle attività sportive, mentre diminuisce la quota delle organizzazioni che si dedicano in prevalenza all’istruzione e alla tutela e protezione dei diritti.
Prospetto 3 - Organizzazioni di volontariato e volontari per settore di attività prevalente. Anni 1995-1999 (valori percentuali) | ||||||
Settori di attività |
1995
|
1997
|
1999
|
1995
|
1997
|
1999
|
Organizzazioni per settore prevalente
|
Volontari per settore prevalente
|
|||||
Sanità |
42,4
|
37,6
|
36,0
|
40,3
|
37,5
|
34,5
|
Assistenza sociale |
30,5
|
28,7
|
27,1
|
31,3
|
26,0
|
28,2
|
Ricreazione e cultura |
11,7
|
13,7
|
16,8
|
13,9
|
11,6
|
16,1
|
Protezione civile |
6,4
|
9,3
|
9,0
|
7,7
|
12,3
|
9,7
|
Istruzione |
2,8
|
2,9
|
1,7
|
1,8
|
3,5
|
1,5
|
Protezione dell'ambiente |
2,2
|
3,4
|
4,2
|
2,4
|
4,1
|
5,4
|
Tutela e protezione dei diritti |
2,2
|
2,7
|
1,8
|
1,1
|
2,5
|
1,1
|
Attività sportive |
1,8
|
1,7
|
1,8
|
1,5
|
2,5
|
2,2
|
Altri settori |
-
|
-
|
1,6
|
-
|
-
|
1,3
|
Totale |
100,0
|
100,0
|
100,0
|
100,0
|
100,0
|
100,0
|
Anche nel 1999 la distribuzione dei volontari non è molto diversa
da quella delle organizzazioni per settore di attività prevalente.
Ai primi posti si trovano ancora la sanità (34,5%) e l’assistenza
sociale (28,2%). Cresce, tuttavia, il peso relativo dei volontari impegnati
nella protezione civile (9,7%), nella protezione dell’ambiente (5,4%) e
nelle attività sportive (2,2%).
Nel 1999 il 58,5% delle organizzazioni di volontariato ha dichiarato
di operare in un solo settore di attività, il 19,8% in due settori,
il 10,3% in tre settori e l’11,4% in quattro o più settori. Questi
dati, se confrontati con quelli delle precedenti rilevazioni, confermano
che vi è stata una tendenza delle organizzazioni alla specializzazione
settoriale. Nel 1995, infatti, le organizzazioni monosettoriali rappresentavano
il 49,4% del totale; due anni dopo la loro quota era salita al 58,9% e
su questo valore si é attestata anche nel 1999. La tendenza alla
specializzazione settoriale è confermata dalla progressiva diminuzione
delle quote di organizzazioni che operano in due e tre settori, anche se,
per le organizzazioni attive in quattro o più settori, l’andamento
nel tempo è stato decrescente tra il 1995 e il 1997, mentre è
stato crescente tra il 1997 e il 1999.
Alla specializzazione settoriale, fa riscontro tuttavia una tendenza
all'aumento della diversificazione nell’offerta di servizi. La quota di
organizzazioni che offrono un solo servizio, è diminuita regolarmente,
passando dal 29% del 1995 al 27,4% del 1997 fino al 25,8% del 1999. Negli
stessi anni aumentano contestualmente, in misura non significativa, anche
le quote relative alle
organizzazioni che offrono più servizi.
Rispetto alla tipologia di servizi offerti, i più diffusi sono
quelli di ascolto e sostegno (effettuato dal 32,3% delle organizzazioni),
i servizi ricreativi e di intrattenimento (22,8%), di donazione di sangue
(20,8%), organizzazione di campagne di sensibilizzazione dell’opinione
pubblica (19,8%), aggiornamento e organizzazione di conferenze e dibattiti
(18,8%).
Prospetto 4 - Principali servizi offerti dalle organizzazioni di volontariato. Anno 1999 (valori percentuali) | |
Servizio offerto |
%
|
Ascolto, sostegno e assistenza morale |
32,3
|
Servizi ricreativi e d'intrattenimento |
22,8
|
Donazione di sangue |
20,8
|
Campagne di sensibilizzazione dell'opinione pubblica |
19,8
|
Aggiornamento e organizzazione di conferenze e dibattiti |
18,8
|
Accompagnamento e inserimento sociale |
16,6
|
Prevenzione ed educazione sanitaria |
15,5
|
Raccolta di fondi |
14,7
|
Coordinamento delle attività di volontariato |
13,9
|
Prestazioni di soccorso sanitario e trasporto malati |
13,9
|
Assistenza domiciliare o analogo |
13,7
|
Interventi in situazioni d'emergenza e calamità |
13,4
|
Organizzazione di spettacoli e manifestazioni folkloristiche |
10,9
|
Interventi per la tutela dell'ambiente |
9,7
|
Promozione della donazione di organi |
9,3
|
Organizzazione di attività sportive |
8,8
|
Ascolto telefonico |
8,5
|
Servizio antincendio |
7,7
|
Organizzazione di corsi tematici e visite guidate |
7,6
|
Erogazione di contributi a persone assistite |
7,4
|
Studi, ricerche e documentazione |
6,7
|
* La somma delle quote percentuali è superiore a 100, poiché ciascuna organizzazione può offrire più servizi. |
Rispetto alla rilevazione precedente si registra sia un aumento del
numero di organizzazioni che offrono servizi di assistenza a persone, sia
dei volontari che in esse operano. Nel 1999, le organizzazioni con assistiti
sono 7.862 (5.650 nel 1997), pari al 52,2% delle organizzazioni iscritte,
mentre i volontari ammontano a 430.670 (64,2% del totale) contro i 345.000
rilevati in precedenza (58,4%). Anche il numero degli assistiti è
aumentato, passando da 2,5 a 3,5 milioni di persone, mentre il numero medio
di assistiti per organizzazione è rimasto sostanzialmente invariato:
era pari a 445 nel 1997 ed è stato 442 nell’ultimo anno. Nel 1999
le categorie di assistiti con maggiori frequenze sono quella dei malati
e traumatizzati (61,4%), degli anziani, autosufficienti e non (10,8%),
degli immigrati (5,2%) e dei minori (5%).
Rispetto alla diversificazione dell’offerta di assistenza, i dati relativi
al 1999 sembrano confermare la scelta delle organizzazioni di operare prevalentemente
verso un unico target group. In particolare, il 45,2% delle organizzazioni
con assistiti rivolge i propri servizi ad una sola categoria di persone
(44,6% nel 1997), mentre una quota pari al 24,2% assiste 4 o più
differenti categorie di persone.
Prospetto 5 - Assistiti per tipologia. Anno 1999 (valori percentuali) | |
Tipologie di assistiti | % |
Malati e traumatizzati | 61,4 |
Anziani autosufficienti | 6,8 |
Immigrati | 5,2 |
Minori | 5,0 |
Anziani non autosufficienti | 4,0 |
Individui in difficoltà economica | 2,5 |
Portatori di handicap | 2,4 |
Familiari in difficoltà | 2,4 |
Vittime di sisma o alluvioni | 2,2 |
Malati terminali (inclusi malati di AIDS) | 1,3 |
Senza tetto, senza dimora | 1,1 |
Malati psichici | 1,0 |
Tossicodipendenti | 0,8 |
Alcolisti | 0,8 |
Detenuti ed ex detenuti | 0,8 |
Vittime di violenza o di atti criminali | 0,6 |
Nomadi | 0,5 |
Famiglie affidatarie o adottive | 0,4 |
Sieropositivi | 0,2 |
Ragazze madri | 0,2 |
Prostitute | 0,2 |
Persone con altro tipo di disagio | 0,3 |
Totale | 100,0 |
Complessivamente, il totale delle entrate è passato da 1.306
miliardi di lire nel 1997 a 1.840 miliardi nel 1999, registrando una variazione
positiva pari al 40,9%. Aumenta di conseguenza anche l’importo medio delle
entrate per organizzazione, passando da 112 milioni nel 1997 a 122 milioni
nel 1999. Sostanzialmente immutata rispetto al 1997, risulta invece la
distribuzione delle organizzazioni in base alla classe di importo delle
entrate. Circa la metà delle organizzazioni dichiara entrate inferiori
a 20 milioni di lire, il 39% tra 20 e 200 milioni (circa il 38% nel 1997),
il 6,6% tra 200 e 500 milioni (6,2%), il 2,9% tra 500 milioni e 1 miliardo
(2,4%), l’1,9% entrate uguali o superiori a 1 miliardo di lire (come nel
1997).
La distribuzione delle entrate per area geografica mette in luce alcuni
squilibri già osservati con la rilevazione precedente: le entrate
risultano concentrate tra le organizzazioni localizzate nelle regioni centrali,
che costituiscono meno di un quarto dell’intera popolazione, ma dispongono
di circa un terzo delle entrate complessive. Le organizzazioni dell’Italia
meridionale, che rappresentano il 18,6% del totale, raccolgono il 14% delle
entrate, mentre quelle delle regioni settentrionali raccolgono quote che
non differiscono molto dalle rispettive quote in termini di organizzazioni
iscritte.
In ragione di queste differenze, le entrate medie per organizzazione
ammontano a circa 175 milioni di lire per le unità localizzate al
Centro, 92 milioni per quelle del Mezzogiorno e 111 e 116 milioni per le
organizzazioni attive, rispettivamente, nel Nord-Ovest e nel Nord-Est.
Diminuiscono, rispetto al 1997, i divari territoriali in termini di entrate
medie. Infatti, pur restando elevato il valore delle entrate medie delle
organizzazioni del Centro, le organizzazioni dell’Italia meridionale ed
insulare si avvicinano al livello di quelle delle altre aree, essendo le
loro entrate complessive aumentate del 93% tra il 1997 e il 1999.
*Le classi comprendono il limite inferiore.
Prospetto 6 - Entrate totali e medie per area geografica - Anni 1997 e 1999 – (Valori in milioni di lire) | |||||||
1997
|
1999
|
||||||
Entrate totali
|
Entrate medie per organizzazione
|
Entrate totali
|
Entrate medie per organizzazione
|
||||
Area geografica |
Valori assoluti
|
Valori percentuali
|
Valori assoluti
|
Valori percentuali
|
|||
Nord-Ovest |
346.962
|
26,5
|
103
|
493.703
|
26,8
|
111
|
|
Nord-Est |
383.155
|
29,3
|
105
|
558.537
|
30,4
|
116
|
|
Centro |
443.020
|
33,9
|
170
|
529.432
|
28,8
|
175
|
|
Sud e Isole |
133.738
|
10,2
|
64
|
257.989
|
14,0
|
92
|
|
Totale |
1.306.875
|
100,0
|
112
|
1.839.661
|
100,0
|
122
|
Rispetto alla rilevazione precedente si accentua il ricorso delle organizzazioni di volontariato al finanziamento, sia esclusivo che prevalente, di fonte privata rispetto a quello pubblico: il 23,4% dichiara di finanziarsi esclusivamente con entrate di fonte privata (19,8% nel 1997), il 35,6% con entrate prevalentemente private (33,7%), il 29,2% con entrate prevalentemente pubbliche (35,8%) ed il 7,9% con entrate esclusivamente pubbliche (5,7%).