Il Cesiav, costituito il 13 febbraio
1996,
ha cessato le proprie attività
il 17 giugno 2013
Il presente sito contiene una
documentazione sulle attività svolte
nei 17 anni di esistenza
Costituzione della Repubblica italiana
(nata dalla Resistenza e dopo
la tragedia della II Guerra mondiale)
Art. 11.
L'Italia ripudia la guerra come strumento
di offesa alla libertà degli
altri popoli e come mezzo di risoluzione
delle controversie internazionali
_________________________________________________________________
E' oggi ncessario un lavoro di approfondimento, elaborazione
culturale e politica sulle strategie di sviluppo del
Terzo settore
Il Terzo settore (da qui in avanti
TS) nelle sue diverse componenti conosce da anni una continua e intensa
crescita nel nostro paese ed è spesso già oggi un punto di
riferimento di importanti processi di innovazione, ma ancora soffre di
diverse forme di infantilismo, politico e gestionale, è spesso diviso,
litigioso, non all’altezza del ruolo a cui aspira.
(...) Per precisare
meglio quali sono le questioni a cui penso, svolgo brevemente e sinteticamente
un ragionamento che prende a confronto un soggetto sociale importante del
‘900, il movimento dei lavoratori (o il movimento operaio che dir si voglia,
dove con il termine “operaio” non si intendono semplicemente i lavoratori
dipendenti manuali), questo perché mi paiono utili delle comparazioni
per comprendere la fase che stiamo attraversando, e lo farò con
i termini e la cultura che è stata propria di quel movimento.
Il TS è un fenomeno sociale in continua crescita (lo testimoniano
le comparazioni con tutti i paesi più sviluppati) e che in Italia
ha, anche quantitativamente, molta strada da fare. Il “privato sociale”
o il “pubblico sociale” rappresentano un’alternativa storica al socialismo
dirigista nelle sue diverse versioni del ‘900 (che si trattasse del socialismo
autoritario di tipo sovietico “dove la società civile era primordiale
e gelatinosa”
o dello “stato sociale” socialdemocratico o delle politiche keynesiane,
in tutte le versioni si tratta del tradizionale Stato, più o meno
autoritario e diretto dall’alto), che interviene dall’esterno e al di sopra
dei processi sociali regolandoli, un welfare state che non riesce, non
a caso, ad andare oltre un meccanismo essenzialmente di carattere redistributivo.
E’ uno Stato che ha conosciuto momenti di democratizzazione soprattutto
attraverso le organizzazioni corporative di massa (i sindacati) e attraverso
i “partiti democratici di massa”, strutture certamente di partecipazione
democratica, ma anch’esse dirette fortemente dall’alto e che riproducevano
nel campo politico il modello fordista della produzione industriale di
massa, non siamo cioè ancora a una democrazia economica e sociale
nel cuore stesso dei processi sociali.
Se l’alfabetizzazione di massa dell’’800/’900 (con le necessarie differenze
tra Stato e Stato, anche in Europa) permette la nascita dei “partiti democratici
di massa”, con la scolarizzazione di massa di carattere superiore il ‘68/’69
decreta la morte di quei partiti, è l’inizio della fine, è
una spinta sociale che rivitalizza le pratiche sociali e il sistema politico,
ma quest’ultimo si rivela non in grado di reggere quella spinta di partecipazione
consapevole e “in prima persona”. La necessità poi di uno stato
non semplicemente redistributivo, ma che sia in grado di dirigere e coordinare
processi sociali sempre più complessi e articolati (uno Stato che
come sempre non dobbiamo intendere come ridotto alle sole istituzioni pubbliche,
ma come società “civile + società politica”), dà il
colpo di grazia a quel sistema politico e istituzionale.
Il TS, il “privato sociale” o il “pubblico sociale”, la cittadinanza
attiva, la sussidiarietà, l’economia solidale, l’economia “non per
profitto” (dove i fini dell’ente sono quelli sociali e non l’accumulo di
denaro; il valore d’uso, non quello di scambio) di contro a quella “per
il profitto”, sono le forme sociali attraverso le quali faticosamente stiamo
cercando la fuoriuscita dalla crisi delle forme di regolazione sociale
attuate dall’alto (che nel vuoto politico attuale ora tendono ad assumere
una forma cesaristica).
Ammesso che il TS abbia dentro di sé il meccanismo regolatore
del futuro, questo non avviene automaticamente. Solo nell’ambito di una
visione deterministica e meccanica si può pensare una cosa simile,
in realtà gli uomini per agire hanno bisogno di capire e di scegliere,
attraverso una loro visione del mondo; scelgono cioè non a partire
dalla realtà oggettiva, ma dalla loro visione di questa realtà,
dalla loro cultura, scegliendo tra diverse alternative di sviluppo e organizzazione
sociale. Basta guardare alla storia italiana e al caso del movimento dei
lavoratori: esso non ha avuto tanto un ruolo determinante dove era quantitativamente
numeroso, ma dove ha trovato una cultura favorevole per affermarsi: le
“regioni rosse” in Italia erano più regioni di braccianti e mezzadri
che di operai industriali, con una cultura civica favorevole, come direbbe
Putnam;
la mia Lombardia ha avuto, e credo tuttora abbia, le provincie con il più
alto numero di lavoratori dipendenti manuali d’Italia, come quella di Varese,
ma di certo non è mai stata una “regione rossa”; si potrebbe proseguire
con la classe operaia Usa che non superò mai una coscienza economico/corporativa
ed è stata certamente un soggetto economico/sociale, ma non politico,
come noi vorremmo che fosse il TS.
Insomma, la costruzione di un nuovo soggetto sociale e politico è
un fenomeno sociale piuttosto complesso che non è dato spontaneamente:
ci vuole una base sociale e ci vogliono gli (i suoi) intellettuali, ha
le sue modalità nel rapporto tra teoria e pratica, tra società
della conoscenza e pratica sociale (Gramsci in proposito parlava di “blocco
storico” tra una base sociale espressione di rapporti sociali avanzati
nella società e una cultura, una strategia di lungo periodo capace
di creare un soggetto sociale e politico che abbia una prospettiva storica.
Può avere prospettiva storica perché non è un non
semplice movimento che si aggrega intorno a una questione, sia pur rilevante,
ma perché ha alla base un processo sociale strutturale che gli garantisce
lunga vita (e nel caso del TS anche una crescita di cui è però
ora difficile stabilirne l’entità), e che solo se prende coscienza
di un suo possibile ruolo può divenire effettivamente un soggetto
sociale e politico. Per far ciò necessitano gli intellettuali capaci
di esprimere organicamente quella base sociale: dando luogo a un “moderno
principe”, a un attore sociale e politico che necessariamente è
anche riformatore intellettuale e morale, che però non può
essere quello fordista – che si chiami socialista, socialdemocratico, terzinternazionalista
o comunista - dei tempi di Gramsci). La stessa questione della rappresentanza
(del TS) in realtà è più complessa di quel che sembra:
non è solo un problema di meccanismi democratici, di organizzazione/di
regole/di leggi elettorali, è anche un problema di cultura, di valori
etici, di progetti e programmi che danno uno sbocco e una possibile praticabilità
sociale ai bisogni che si vuole rappresentare e soddisfare.
Al fine di uscire da questa fase occorre un ampio lavoro
formazione dei quadri da un lato e di diffusione della cultura della solidarietà
alla base, al fine di rafforzare un’identità ancora debole del TS,
al fine di fare del TS un soggetto sociale e politico, una forza di cambiamento
e governo dei processi sociali.
Ma prima e contestualmente occorre favorire un processo di elaborazione
collettiva, che guardi avanti ai processi di trasformazione di medio e
lungo periodo: se si vuole essere forza di cambiamento occorre elaborare
strategie di settore e generali comuni, attraverso un dibattito aperto
e approfondito nello stesso tempo, che coinvolga gli attori sociali impegnati
nel lavoro sociale e chi produce conoscenze scientifiche in materia.
Guido Memo
Roma 1 settembre 2009
R.D.
Putnam, La tradizione civica nelle regioni italiane,
Mondatori,
Milano 1993. Dopo quel lavoro pubblicato nel 1993 Putnam è tra coloro
che più hanno lavorato sul concetto di capitale sociale.
Il Cesiav
Le finalità del Cesiav
Cenni storici
Attività svolte
Monitoraggio sui centri di servizio
Il Cesiav
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Il Cesiav, Centro studi e iniziative per l'associazionismo
e il volontariato, è una associazione costituita da tre associazioni
di volontariato nazionali: Anpas
(Associazione nazionale pubbliche assistenze), Arci
(Associazione ricreativa culturale italiana) e Auser
(Associazione per l'autogestione dei servizi e della solidarietà).
E' una struttura nazionale con sede operativa nazionale a Roma e con articolazioni
locali in Toscana, dove aderisce anche l'Avis, e in altre regioni italiane.
-
Il Cesiav è nato dall'impegno comune e dall'esperienza
dei soci fondatori per avviare i Centri di servizio per il volontariato
in Italia, previsti dall'art. 15 della legge quadro per il volontariato
266/91. I Centri di servizio sono strutture per il sostegno e lo sviluppo
delle organizzazioni di volontariato e sono finanziati da «fondi
speciali» a livello regionale, alimentati da «una quota non
inferiore ad un quindicesimo» dei proventi delle Fondazioni bancarie
sorte dalle Casse di risparmio e dagli Istituti di credito di diritto pubblico,
Centri istituiti «a favore del volontariato e da essi gestiti, con
la funzione di sostenere e qualificazione l'attività», stimolando
così la capacità di autogoverno delle associazioni.
-
Con i Centri di servizio per il volontariato si introducono
per la prima volta nella legislazione italiana forme di sostegno alle organizzazioni
democratiche dei cittadini collegate al lavoro da esse effettivamente svolto,
accompagnandole nella loro attività con supporti formativi e informativi,
che ne permettono lo sviluppo e la crescita. I Centri sono quindi un'innovazione
importante nella legislazione italiana, non solo per quanto riguarda il
volontariato ed il Terzo settore, ma più in generale per la formazione
ed il sostegno alla cittadinanza attiva. Non bisogna mai dimenticare che
le istituzioni pubbliche trovano la loro principale saldezza ed efficienza
non tanto nelle riforme elettorali o istituzionali, che pure sono cosa
molto importante, ma in un rapporto di fiducia reciproca tra cittadini
e istituzioni e in una partecipazione diffusa alla vita pubblica e sociale.
E' infine da rilevare che non ci sono mai stati in Italia interventi legislativi
di questo tipo riguardanti l'associazionismo tradizionale (partiti, sindacati),
a differenza di altri paesi del Centro-Nord Europa.
Per tutte queste ragioni i soci fondatori del Cesiav
hanno
ritenuto importante sostenere la nascita dei Centri di servizio, e quindi
istituire il Cesiav , che dopo aver contribuito alla nascita dei
Centri ora collabora con essi allo sviluppo e alla qualificazione delle
loro attività.
Le finalità del Cesiav
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Il Cesiav è un'associazione di raccordo tra associazioni
di volontariato, che si avvale dell'impegno volontario dei singoli soci
delle associazioni aderenti; si ispira a principi di solidarietà
per lo svolgimento di attività di pubblico interesse.
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L'Associazione ha lo scopo di realizzare, direttamente, tramite i soci
e l'impegno dei volontari ad essi aderenti o tramite terzi, ogni attività
tesa a promuovere e sviluppare l'associazionismo e il volontariato.
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In particolare l'Associazione può:
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fornire consulenze e servizi nella fase di costituzione e avvio dei Centri
di servizio previsti dalla Legge quadro (art. 15, 266/91) per il volontariato;
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offrire assistenza e consulenza ai Cds stessi nello svolgimento delle loro
attività;
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promuovere strumenti ed iniziative atti a favorire la crescita culturale
delle associazioni aderenti, stimolando anche forme di partecipazione e
di cittadinanza attiva delle organizzazioni e dei singoli;
-
gestire iniziative formative per l'associazionismo e il volontariato;
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svolgere studi e ricerche sulle problematiche del Terzo settore;
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mettere a disposizione informazioni, notizie, dati e documentazione sul
settore non-profit e in particolare sull'associazionismo e il volontariato
europeo, nazionale e locale;
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mettere in relazione le organizzazioni di volontariato e le istituzioni,
e le strutture formative, gli operatori economici, i mezzi di informazione.
Inoltre svolge funzioni di coordinamento e indirizzo dei Cesiav
regionali (dall'articolo 2 dello statuto).
La nostra storia
Le persone e le associazioni fondatrici del Cesiav, a partire
dalla fine degli anni ottanta hanno avuto un ruolo determinante nello sviluppo
delle iniziative rivolte alla qualificazione e alla crescita del volontariato
e dell'associazionismo in Italia. L'attuale direttore del Cesiav dalla
metà degli anni settanta, in qualità di ricercatore del Crs,
si è occupato di formazione politica e formazione alla cittadinanza,
è stato promotore e curatore tra il 1983 e il 1993 di una serie
di ricerche sulla formazione alla cittadinanza attiva in Italia e nei paesi
dell'Unione europa: un lungo lavoro sfociato in iniziative di carattere
nazionale di promozione della formazione alla cittadinanza attiva, che
coinvolsero partiti, sindacati, ma soprattutto l'associazionismo e il volontariato.
Le iniziative più importanti sono state le seguenti:
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Tra il 1993 e il 1994, per impulso del Crs (Centro Studi per la riforma
dello stato, Roma) e del Csa (Centro sociale ambrosiano, il Centro di formazione
della Diocesi di Milano) e della Conferenza permanente dei presidenti delle
associazioni e federazioni nazionali di volontariato, si è svolto,
animato dalle più significative espressioni dell'associazionismo
e del volontariato italiane, presso il Cnel (Consiglio nazionale dell'economia
e del lavoro) un lavoro che portò alla stesura della Carta d'intenti
dell'associazionismo e del volontariato per la crescita della cultura della
partecipazione e della solidarietà. Carta che fu approvata dal Forum
su formazione e ricerca nel Terzo settore tenuto al Cnel il 3.6.1994, nel
corso del quale una sessione specifica fu dedicata proprio all'avvio dei
Centri di servizio per il volontariato.
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L'attività organizzativa tra il 1994 e il 1995 dal Gruppo di lavoro
interassociativo sui centri di servizio, sfociata nel seminario organizzato
dall'Osservatorio nazionale per il volontariato presso la Fivol il 12-13
luglio 1995, portò alla stesura delle Proposte per la realizzazione
dei centri di servizio (l. n. 266/91) da parte dei rappresentanti delle
principali associazioni nazionale, che ha svolto una preziosa funzione
di indirizzo. Di queste iniziative furono protagonisti assidui tra gli
altri, prima Umberto Giella e successivamente Miriam Ducci dell'Anpas,
Maurizio Mumolo dell'Arci, Antonio Mazzetti dell'Auser, oltre a Guido Memo.
Con lo scopo di svolgere unitariamente un lavoro finalizzato all'avvio
dei Centri di servizio per il volontariato, viene siglato a Firenze nel
luglio del 1995 un protocollo d'intesa tra le tre associazioni. Dopo questa
prima esperienza viene fondato il Cesiav nel gennaio del 1996 delle
persone prima ricordate insieme a Luciano Dematteis, Giampiero Rasimelli
ed Elio D'Orazio, presidenti nazionali di Anpas, Arci e Auser, che tuttora
fanno parte del Consiglio direttivo.
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Sulle problematiche relative all'avvio dei Centri di servizio dal 1996
il Cesiav ha svolto e tuttora svolge una capillare azione di informazione
verso le associazioni di volontariato a livello nazionale, regionale e
locale, con incontri in tutte le regioni italiane. Oltre a consulenze sul
tema per Regioni, Enti locali e Comitati di gestione dei fondi (in Liguria,
Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Toscana, Marche, Umbria, Abruzzo, Molise,
Sardegna), ha coordinato o fornito consulenza a gruppi di lavoro delle
associazioni che hanno predisposto i progetti per i Centri di servizio
in Liguria, Piemonte, Val d'Aosta, Lombardia, Veneto, Trento, Friuli Venezia
Giulia, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Marche, Lazio, Abruzzo, Molise,
Puglia, Basilicata, Sardegna.
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Tra le altre iniziative bisogna ricordare la lunga collaborazione tra Cesiav
, Lega delle Autonomie locali e Federsanità Anci, che ha portato
allo svolgimento di diverse iniziative in collaborazione, come i due convegni
nazionali, nel 1996 e nel 1998, della Lega sul volontariato svolti insieme
alla Provincia di Verona. Occorre anche ricordare il lavoro che portò
alla modifica del decreto che regola il funzionamento dei Centri di servizio.
La proposta fu lanciata nel corso del seminario organizzato dal Cesiav
e dalla Lega nazionale delle Autonomie locali il 5 luglio 1996, insieme
alla Conferenza permanente dei presidenti delle Regioni italiane e Federsanità-Anci
(l'Associazione nazionale dei Comuni italiani) su I centri di servizio
per la crescita e qualificazione del volontariato, a cui parteciparono
tra gli altri il Presidente della Conferenza delle Regioni Giancarlo Mori
e la Ministra per la Solidarietà sociale Livia Turco, oltre a rappresentanti
dei Comitati di gestione per i fondi per i centri di servizio e di numerose
associazioni di volontariato. Da quel seminario è tra l'altro uscita
la proposta, accolta dalla Ministra Livia Turco, di andare attraverso un
gruppo di lavoro alle necessarie modifiche del DM 21.11.1991 che regola
l'istituzione dei Centri di servizio, gruppo di cui tra gli altri hanno
fatto parte Luciano Dematteis e Guido Memo. Modifiche che sono state in
parte varate dal DM 8.10.1997, mentre altre sono tuttora in discussione.
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Infine bisogna ricordare che il Cesiav su decisione dell'Osservatorio
nazionale per il volontariato svolge dal 1997 l'Analisi e monitoraggio
sull'avvio dei Centri di servizio in Italia, mediante convenzione con il
Dipartimento degli Affari sociali della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
La struttura
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Gli organi sociali
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Il Presidente è per statuto a turno un rappresentante
delle associazioni fondatrici.
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Hanno ricoperto quest'incarico:
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Luciano Dematteis, Elio D'Orazio, Claudio Panella, Maurizio Mumolo, Miriam
Ducci, Laura Martini, Frrancesca Coleti
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Il direttore è stato:
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Guido Memo
Attività svolte
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Il Cesiav nasce dal lavoro svolto tra il 1994 e il 1995 nel Gruppo di
la-voro interassocitivo sui Centri di servizio per il volontariato,
sfociato in un lavoro comune del volontariato ita-liano per l'istituzione
dei Centri. Ha promosso e partecipato a tutte le fasi del Gruppo di la-voro
per le modifiche al DM 21/11/1991, recepite dal DM 8/10/1997, presso il
Diparti-mento
degli affari sociali della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Dal
1995 il Cesiav ha svolto una capillare azione di informa-zione verso le
associazioni di volontariato a livello nazionale, regionale e locale, e
ha svolto consulenze sul tema per Regioni, Enti Locali e Comitati di gestione
praticamente in tutte le regioni italiane.
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Inoltre ha svolto consulenza per associazioni di volontariato che hanno
predisposto progetti per i Centri servizio in diverse regioni (Lombardia,
Val d'Aosta, Trento, Friuli Venezia Giulia, Toscana, Emilia Romagna, Marche,
Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Sicilia, Sardegna),
mentre sta ora svolgendo un'azione di consulenza, in collaborazione con
il Collegamento nazionale tra i Centri di servizio, a sostegno allo svi-luppo
dei Centri al Sud (in Campania, Calabria e Puglia).
Il Cesiav ha in particolare svolto attività per o in collaborazione
con:
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Osservatorio nazionale sul volontariato e Dipartimento Affari sociali
della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il Cesiav collabora
da tempo con l'Osservatorio e con il Dipartimento Affari sociali sulle
questioni che riguardano l'avvio dei Centri di servizio in Italia. Dall'Osservatorio
nel 1996 e nel 1997 ha ricevuto l'incarico di svolgere il Monitoraggio
e analisi sull'avvio dei Centri di servizio in Italia, monitoraggio
tuttora in corso. Con il Dipartimento il Cesiav ha collaborato alla
conduzione dei gruppi di lavoro nazionali tra i Centri di servizio.
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Csv.net, Coordinamento (già Collegamento) nazionale tra i
Centri di servizio per il vo-lontariato. Il Cesiav collabora dalla nascita
con il Collegamento nazionale tra i Centri con una consulenza al Comitato
direttivo e ai lavori di gruppo, oltre a curare insieme al Gruppo
ricerca del Coordinamento lo svolgimento del monitoraggio sulla realtà
dei Centri.
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E i seguenti enti: Regioni Marche, Sardegna, Toscana
, Umbria; Lega nazionale delle autonomie locali e Ferdersanità
Anci; Forum del Terzo Settore nazionale e alcuni Forum del Terzo
settore locali; Cnv, Centro nazionale per il volontariato; Associazione
Intesa; Cesvot, Csv della regione Toscana; Cespim , Csv
di Imperia; Avm, Csv della regione Marche; Csv Basilicata;Idea
solidale , Centro di servizio di Torino; Comitato di intesa,
Csv della Provincia di Belluno; Csv della provincia di Rovigo; Per
gli altri, Csv della provincia di Ravenna; Sardegna Solidale,
Csv della Sardegna; Cesvol, Csv di Perugia; Coordinamento
tra i Centri di sevizio della regione Veneto, Cesv e Spes, Csv
della Regiona Lazio, Csv Taranto, Csv Valle d'Aosta, Fondazione
Andrea Devoto sulle te-matiche dell'auto-mutuo-aiuto.
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Partenariati europei
Con La Poste francese, nell'ambito del progetto di partenariato
Adapt Agora 2000, il Cesiav ha sviluppato un progetto di
partenariato che ha portato alla messa a punto e allo svolgimento di una
Indagine
ricognitiva sull'associazionismo francese, indagine rivolta allo studio
e alla presa di contatto con le principali reti dell'associazionismo francese.
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FCSF, la Federazione nazionale dei Centri Sociali di Francia.
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Cdie (Centro di iniziativa europea) di Milano nell'ambito del Progetto
pilota all'informazione sociale europea promosso dalla DGX della Commissione
europea e dalla rappresentanza di Milano della Commissione europea.
Roma 30 maggio 2010